Artroscopia di Spalla
Come per il ginocchio, l’artroscopia ha consentito negli ultimi decenni di approfondire lo studio della spalla, conducendo a diagnosi sempre più sofisticate ed al trattamento, in mani esperte, di tutte le patologie articolari.
Nel caso della spalla dello sportivo, ad esempio, l’artroscopia, eseguita sulla guida di un’accurata valutazione clinica e strumentale, consente di individuare patologie specifiche quali ad esempio le lesioni SLAP o i conflitti postero-interni ed ottimizzarne il trattamento.
Ai grandi vantaggi diagnostici ed operativi corrisponde una migliore cosmesi post-chirurgica e, soprattutto, un più rapido recupero funzionale da parte del paziente rispetto alla chirurgia a cielo aperto.
Patologie dei tendini della cuffia dei rotatori
I tendini della cuffia dei rotatori sono particolarmente soggetti a lesioni sia di tipo traumatico che, soprattutto, degenerativo.
Essi originano dalla scapola ed avvolgono a mo’ di cuffia la testa dell’omero, partecipando in maniera determinante all’esecuzione di tutti i movimenti dell’omero.
Maggiormente a rischio di sviluppare processi patologici a carico di tali tendini sono i soggetti che effettuano lavori manuali ‘pesanti’ e tutti coloro che eseguono soventemente attività ‘over-head’, ossia che utilizzano il braccio al di sopra del piano orizzontale.
Il trattamento chirurgico in artroscopia delle lesioni a carico di tali tendini è riservato a condizioni quali le calcificazioni refrattarie alla terapia conservativa, le lesioni parziali (che interessano, cioè, o il versante articolare o quello bursale di un tendine), le piccole lesioni totali di un tendine o le lesioni massive e retratte.
Attraverso 3 o 4 fori di pochi millimetri, i tessuti tendinei lesionati vengono sbrigliati dalle aderenze intra-articolari e si procede alla loro reinserzione sul ‘footprint’ (punto anatomico) a livello della testa dell’omero, attraverso sistemi di fissazione denominati ‘ancore’.
Nei casi, invece, di lesioni croniche ed irreparabili, in cui o il tessuto muscolare degenera perdendo irrimediabilmente la sua funzione contrattile o nei casi in cui il tendine lesionato si retrae oltre la glena, si può procedere ad interventi artroscopici palliativi come il posizionamento di uno spaziatore (Inspace Baloon) tra il tetto acromiale e la testa omerale, al fine di ‘abbassare’ la testa omerale stessa e migliorare, quindi, la leva di carico nel movimento di abduzione, oppure interventi a maggiore invasività chirurgica quali la trasposizione del tendine del gran dorsale.
Instabilità Gleno-Omerali
La spalla è l’articolazione più mobile ma allo stesso tempo meno stabile dell’intero organismo, non essendo la testa omerale largamente contenuta all’interno della cavità glenoidea della scapola.
Il sottile equilibrio tra le strutture capsulo-labro-legamentose nel garantire una sufficiente stabilità articolare può venir meno o per una lassità tissutale costituzionale, in cui i tessuti corporei (ed in particolare quelli connettivali che la fanno da padrone tra quelli articolari) presentano una eccessiva quota elastica rispetto a quella fibrosa, oppure a seguito di eventi traumatici che, determinando la fuoriuscita della testa omerale dalla glena (lussazione), comportano la lesione di dette strutture con mancata funzione contenitiva delle stesse.
Nel caso di instabilità gleno-omerali meritevoli di trattamento chirurgico, è possibile eseguire interventi sia in artroscopia sia a cielo aperto.
La stabilizzazione artroscopica prevede il ritensionamento dei tessuti capsulo-legamentosi deficitari (antero-inferiori o, più raramente, posteriori) e la loro successiva reinserzione tramite ‘ancore’ nell’apposito sito glenoideo (FIG. 2).
Tale chirurgia è riservata a pazienti con instabilità non grave e qualora non si siano verificati numerosi episodi di lussazione gleno-omerale.
Nei casi, invece, di instabilità anteriore grave o in presenza di numerosi episodi lussativi, vi è indicazione ad interventi di stabilizzazione gleno-omerale ‘a cielo aperto’ secondo la tecnica di Latarjet-Patte; quest’ultima prevede l’osteotomia del processo coracoideo e la sua successiva trasposizione a livello del margine antero-inferiore della glena, al fine di aumentare la congruenza articolare
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